mercoledì 8 gennaio 2014

Cosa ha fatto per me il Professore?


Il ragazzino nella foto è ritratto su un albero del lungomare di Cecina (Toscana), nella famosa (per chi c'è stato) pineta. E' il 1993: all'epoca aveva 11 anni. E c'è la prova provata che stesse leggendo l'Immortale nella versione Rusconi.
La foto me la fece mio padre ed è del tutto casuale che stessi leggendo il SDA in quei giorni. Alla prima lettura mi persi molte cose della trama. In compenso piansi quando Billy se ne partì. Ma fu certo che mi era piaciuto da morire.
Tolkien è stato uno dei "grandi maestri" della mia adolescenza.
Nel senso che mi ha educato nella vita. Non ci sono molti periodi nell'esistenza umana, secondo me, in cui un'opera d'arte possa effettivamente lasciare un'impronta così grande su di noi da costringerci a rivedere tutto, ripensando le priorità ed i valori. Di quegli anni, ad avere un'influenza appena paragonabile, posso rammentare "L'attimo fuggente", "Stairway to heaven", Indiana Jones, ed il viso di Audrey Hepburn. Ma Tolkien è stato indubbiamente il primo e il più longevo e il più profondo. All'epoca non sapevo nulla di lui, esistevano soltanto i suoi libri.

Non sono cristiano, né credente. Eppure, se avessi dovuto scegliere qualche divinità lassù, non avrei avuto dubbi a votarmi a Varda.
Lui cattolico apostolico, io un mangiapreti, ho scoperto in età più adulta la comune passione\adorazione per le lingue e la linguistica. [Nella prossima vita farò il filologo, promesso]. Ed è probabilmente questo il punto su cui siamo entrati in risonanza armonica.
Avendolo incontrato da bambino e poi da adolescente, non sono rimasto insensibile al fascino escapista del SDA. Chi non ha sognato di poter essere trasportato anche solo per qualche giorno nella Terra di Mezzo? O di poter vedere Luthien "alive"?
Il mio massimo erano gli elfi immortali, anche se - con gli anni - ho cominciato a capire perché Tolkien avesse chiamato "dono di Ilùvatar" la morte per gli Umani.
Ma, in soldoni, cosa ha fatto per me, il Professore?

Ha allargato la mia vita, di molte vite, di molti spazi, e di molti tempi. Sono da sempre stato innamorato delle narrazioni, ancor meglio se fantastiche. E lui mi ha offerto la storia migliore. Posso dire che qualcosa delle sue opere è senz'altro stato assorbito nel mio DNA, e sono davvero contento - dopo aver perduto il furor adolescenziale - che Tolkien avesse smontato il mito dell'eroe e della "bellezza" della guerra. Ha immesso un piccolo colore di nostalgia nella mia esistenza, perché vivo qui in un mondo più corrotto del suo. Ma mi ha anche fornito le motivazioni per non arrendermi (sono tra quei sognatori che ogni tanto invocano i personaggi amati nei libri o nei film per tirarsi su).
E soprattutto, ha nutrito come nessun altro autore la mia primaria passione, che è la scrittura. Chissà che un giorno possa considerarlo un "collega" senza dover sprofondare per la vergogna.

Ma anche se tutto ciò non dovesse accadere, poter leggere Tolkien è stata (e sarà) una gran bella ragione per essere contenti di stare al mondo (sia che si pensi ad una casualità, sia ad un volere superiore: non importa).

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