giovedì 20 giugno 2013

Da qualche parte bisogna pur cominciare

Ascoltando i "Trionfi di Afrodite" di Carl Orff.
 
Comincerò da un argomento che mi sta molto a cuore.
Gli amici.
Io ho trentun anni, e dacché ricordi ho sempre investito moltissimo nell'amicizia. I miei attuali "migliori amici", un concetto che meriterebbe approfondita analisi, li ho incontrati nel 1988 in seconda elementare. Fatta eccezione per il mio coinquilino, le persone con cui trascorro più tempo hanno costruito con il sottoscritto relazioni risalenti ad almeno dieci anni fa.
Questo giusto per far capire il tipo.

Dieci giorni fa andai ad un matrimonio. Un evento piuttosto raro dalle mie parti. Convolarono a nozze due amici dei tempi dell'Università. Occasione dunque per ritrovare il gruppo di allora, la cui frequentazione era dominata dal Dungeons and Dragons, il mitico gioco di ruolo.
Mi sono sentito "vecchio". Non sono mai riuscito ad entrare nello spirito della festa, a divertirmi, ad ubriacarmi, ad empatizzare con gli amici.
All'una di notte mi rigiravo nel letto e mi domandavo cosa fosse successo.

E' successo che la vita ci ha preso a pedate per anni e ci ha allontanati gli uni dagli altri. Nei kilometri, innanzitutto: dalla patria comune, Pisa, siamo finiti nelle parti più disparate.
Nell'intimità: non parliamo più di niente, eccetto qualche sporadico incontro sui social network (leggi: facebook).
Non ho sentito dei muri, degli ostacoli. Era una distanza proprio fisica, come un fosso.
E mi è parso che per recuperare qualche scintilla del passato, sarebbe stato necessario prendere una lunga rincorsa e saltare il fosso. Ma forse era stanco forse troppo lontano?
Forse ci costava troppa fatica.  

E alla fine lontano dagli occhi lontano dal cuore funziona anche per gli amici, se non poni rimedio in qualche modo. Bisogna starci attenti. Altrimenti si rischia di perdere tutto questo straordinario capitale umano che sono gli amici. Perché una cosa è certa: trovarne dopo i 30 anni non è affatto semplice.
Nelle pagine di un libro che amo follemente c'era descritta questa grande verità: non c'è niente di meglio al mondo di farsi due chiacchiere al bar con un amico.
All'epoca non avevamo molti mezzi, e sognavamo di realizzare grandi progetti assieme. Adesso abbiamo i mezzi (oddio, qualcuno no) ma manca la voglia, il tempo, la necessità. Allora ci viene da rimpiangere il tempo dei sogni.

Sarei ingiusto col mio presente se dicessi che non ho conosciuto gente straordinaria negli ultimi tempi.
Ma l'assenza di un'infanzia o di un'adolescenza comune, soprattutto in chi - come il sottoscritto - non è mai riusciuto veramente a distaccarsene, finisce per pesare sul rapporto. Bisognerebbe avere la giusta calma, il tempo per frequentarsi e quella mancanza di "status sociali" (che non sono proprio assenti a 15 anni, ma si fanno sentire meno) per dare tempo ed aria ad un'amicizia di svilupparsi.

Come si rimedia?
Difficile a dirsi. Ad un certo punto la tua vita, come quella di chiunque altro, si mette in riga e non è facile scartare di lato. Né rimpiangere gli amici di una volta serve a molto, perché nel frattempo si è cambiati, mentre l'altro non era presente, non vedeva e non comprendeva.
Allora, faticosamente, porti avanti quel che resta del giorno, sperando che l'esistenza non ti risucchi tutto l'entusiasmo e la capacità di essere ancora sorpresi dalle persone.

 

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